Il fiore delle lacrime
Il fiore delle lacrime.
A cura di Vincenzo Guarracino
(puntoacapo Editrice, 2020)
Antologia poetica sul tema del dolore
Nota di Vincenzo Guarracino:
Un dialogo teso a tre voci, tra Madre, Figlio e Silenzio, quest’ultima commentante e tutt’altro che distante e distaccata. Si interrogano e chiedono ansiosamente ragioni, con quel “Dove sei” che si ripete come un drammatico contrappunto, di fronte all’impossibilità di una risposta. Un Oratorio, certo, con quel che di sacrale il termine comporta: come spazio di un’incessante attesa di “luce”, di amorose corrispondenze, che evoca sublimi modelli anche letterari (penso a Jacopone da Todi).
Il mio testo, tratto da “Tropaion” (puntoacapo Editrice, 2020)
Oratorio materno
(per C.)
Madre:
Dove sei
se la luce ti ha rotto
e una grotta non ha più protetto
il tuo buio nascosto?
Figlio:
Non voglio.
Non sono.
Nessuno.
Silenzio:
Si discosta dal fiume
diverge, si perde
quel rivolo stretto
e non posso fermarlo:
una voce non sente più l’altra.
Madre:
Perché allora dovrei continuare
nutrire nei giorni col corpo
la bestia, la vita
la tua non amata?
Restare al tuo posto
per lei, l’insensata?
Silenzio:
Eppure ricordo la fonte
che felice li univa.
Ero io quello sguardo
il non suono.
Figlio:
Non sono.
Madre:
Torna a me torna a me
non ti chiedo che questo…
Io non riesco
a capire, non voglio.
Figlio:
Non voglio.
Silenzio:
La mia faglia
si riempie di quello
che cade
con il tonfo del sangue
o smemoria di foglia.
Madre:
Dove sei?
Sento il pugno
e un macigno
mi oscura, mi mura.
L’amore sbatte e s’ingolfa
non ti trova
non ha sbocco né aria.
Silenzio:
Non risponde nessuno.
Figlio:
Nessuno.
Madre:
Vorrei tanto partire
seguirti.
Non ho forza però
non ho spinta né vento.
Mio bambino
cos’è che ti ha infranto?
Contro il petto il tuo fiato
era tutto.
Silenzio:
Io li vedo vicini ma ciechi.
Li separa
quest’umana distanza.
Solo a lei però serve che dica:
tornerà una voce
tu aspetta.