I poeti del Centro Italia
I Poeti del Centro Italia – (Volume secondo).
Dario Bellezza: “poeta per vocazione”.
A cura di Bonifacio Vincenzi.
(Macabor, 2019)
Antologia con testi di poeti del Centro Italia
Antologia poetica suddivisa in due parti.
La prima parte, monografica, è dedicata a Dario Bellezza, con dieci testimonianze che ricordano l’opera del poeta romano. La seconda parte comprende testi di poeti scomparsi (Paola Malavasi, Alberto Toni, Marcello Fabbri, Alberto Frattini, Lea Ferranti) e di poeti contemporanei (Piera Mattei, Raffaela Fazio, Ivano Mugnaini, Carlo Villa e Nazario Pardini) del Centro Italia.
Dalla nota di Bonifacio Vincenzi
Uno stato magico di stupore
Abitare chi siamo e nel ritmo del fluire riconoscere che nell’inafferrabilità dell’istante non esistiamo né prima né dopo, ma adesso […] Questo sembra suggerirci Raffaela Fazio se abbiamo la capacità di accogliere la sua poesia; lei ci insegna a capire una verità semplice e importante: la memoria e i ricordi esistono soltanto qui e adesso e le immagini del passato che ci accompagnano nel corso della nostra vita sono solo forme attuali della nostra coscienza.
La Fazio non cerca più ragioni né esaspera il pensiero nell’affannosa ricerca di verità sulla vita e sulla morte. A lei basta sapere che ha radici buone e che ogni momento “va steso, non sottratto/ al suo destino:/ va dato al tempo/ quando il tempo/ è ancora fresco.”
La sua poesia […] è originata da uno stato di magico stupore che nasce e si nutre di una saggezza che placa l’ansia di voler comprendere a tutti i costi. Dice Hui Neng, maestro Zen: “a ogni domanda che ti si pone, rispondi nei termini del suo opposto”.
[…] Ed ecco che la ricerca genera ironia, diventa gioco. Diventa accettazione di ciò che passa. Ed è proprio quest’accettazione a rivelare in Raffaela Fazio la condizione di una coscienza di sé risvegliata […].
I miei testi
(da “L’ultimo quarto del giorno”, La Vita Felice 2018)
Come il palmo che cauto
a calice si chiude
nell’esile accoglienza
di una sostanza rara
e minuta
o lo sfrontato aprirsi
delle braccia
nell’attesa
di un carico a riempirle
interamente
così dovrei imparare
a prendere la forma
che tu hai
quando a me vieni
ricevere il tuo tempo
plasmandomi a misura
e predisporre ad esso
come a un dono
il senso della gioia
e quel che sono.
*
Nessuno ricorda le mani
che per prime aprirono al corpo
la dimora tra i corpi
(fu un caso?)
cogliendo i suoi fragili bordi
lo strapiombo del fiato, il suo pianto.
Nessuno conosce le mani
che per ultime, piano
lo spingeranno
nel suo profugo salto
oltre il corpo sbarrato
oltre il peso non più abitato.
E nessuno immagina il corpo
a cui le sue mani (e non altre)
sfileranno il cordone di carne
e nel lampo finale saranno
bianco assenso, tocco materno.
*
Accade che un riflesso
acconsenta a perdersi
perché l’immagine
torni al suo corpo
intera.
Accetta che ti lasci
non voltarti.
Da sola
tornerà la voce
a visitarti.
Sarà più vera.
La chiamerai promessa.