Connessioni
Connessioni.
A cura di Gabriella Musetti e Claudia Zironi
(Vita Activa, 2022)
Antologia con poesie e brevi riflessioni sul tema della connessione
Nasciamo dal e nel contatto. E attraverso il contatto continuiamo a vivere, definendoci di volta in volta, mentre scopriamo nuovi luoghi di appartenenza e di passaggio. Quando il contatto non è semplice caso ma desiderio, ci troviamo a far parte di una “connessione”, che implica lo sforzo di allacciare o riallacciare una relazione, la volontà di richiamare a sé l’altro e di offrire all’altro parte di ciò che si è. La ricerca della vicinanza può prendere molteplici forme; la memoria e la scrittura – che di memoria si nutre, ma che si proietta anche in avanti, oltre l’attesa – sono due canali privilegiati. Tuttavia, ogni vera connessione è fatta sia di vicinanza che di distanza, ovvero di quello spazio necessario alla messa a fuoco e al respiro, lontano dall’illusione del possesso e del controllo. Perché qualsiasi scambio si inscrive in un orizzonte più ampio, in una rete di “corrispondenze” che abbracciano l’esperienza singola, contingente, e ne fanno prezioso “trasmettitore” all’interno del circolo virtuoso attraverso il quale il senso non solo informa, ma trasforma.
Poesie dal libro:
Quando un uomo
si sveglia
nella notte capisce
che non basta a sé stesso.
Lo ferisce l’assenza
come un fianco strappato
che era argine al buio
e lo tenta un possesso
una terra abitata
la fortezza di un nome
scandito.
Ma salvezza
sarebbe al contrario
il donarsi – sorretto dal vuoto –
di un bordo
all’altro contiguo
stupito
come di barca in barca
passa la luce
dall’acqua
all’infinito.
Da “L’ultimo quarto del giorno” (La Vita Felice, 2018)
*
Si scava una parola
come nel tufo
una nicchia
che accolga cari
simulacri.
Nasce dal vero
l’immagine amata
e dal corpo assente
il verso
che lo invoca, che tenta
di farsi nel tempo
compenso
riparo.
Da “L’ultimo quarto del giorno” (La Vita Felice, 2018)
*
Nessuno ricorda le mani
che per prime aprirono al corpo
la dimora tra i corpi
(fu un caso?)
cogliendo i suoi fragili bordi
lo strapiombo del fiato, il suo pianto.
Nessuno conosce le mani
che per ultime, piano
lo spingeranno
nel suo profugo salto
oltre il corpo sbarrato
oltre il peso non più abitato.
E nessuno immagina il corpo
a cui le sue mani (e non altre)
sfileranno il cordone di carne
e nel lampo finale saranno
bianco assenso, tocco materno.
Da “L’ultimo quarto del giorno” (La Vita Felice, 2018)
*
Legioni straniere
Ci raccogliemmo
intorno al fuoco.
E il fuoco ci svelò
la pura percezione
la gioia, l’indistinto.
Noi stessi unica fiamma
senza più confini.
Ma il luogo che ci univa
era il tempo
il confluire
dei passi e dei cammini.
Quel centro condiviso
stringeva a sé le nostre
diverse provenienze
le manteneva vive.
Per questo
la lingua si disgiunse
nuovamente
e noi tornammo a proiettare
ombre isolate, pellegrine
-sul fianco
il marchio arroventato
dell’attraversamento.
Da “Tropaion” (puntoacapo Editrice, 2020)
*
È forse un dissacrare
la forza dell’incontro.
Rivoluzione d’aria, complotto
di correnti
tra braccia conserte
che fa scattare il moto
verso il gesto che ieri
era ignoto.
Da “A grandezza naturale. 2008-2010” (Arcipelago Itaca, 2020)